lunedì 13 dicembre 2010

La via più breve

Dicono che la via più breve tra due punti sia una retta. Apparentemente a Firenze no.

La settimana scorsa sono arrivato alla stazione di Firenze (punto A), e dovevo andare nel punto B. L'unico autobus che porta in zona è attualmente il 23, per cui, dopo aver ritrovato la fermata (che più o meno ogni 2 mesi viene spostata), sono salito a bordo. Alcune persone dovevano andare in piazza S. Marco (punto C), per cui han chiesto conferma all'autista che l'autobus fosse quello giusto. Per andarci a piedi si può seguire il tracciato verde, è circa un km, 12 minuti secondo Google Maps.

L'autobus parte e imbocca il tracciato azzurro. Le strade intorno alla stazione sono strette e trafficate, per cui ci mette un quarto d'ora per arrivare a viale Strozzi. Dopo circa 25 minuti è finalmente in piazza S. Marco, con le signore che stanno imprecando. Altri 8 minuti e arrivo in vista della mia destinazione, ma giunto sul Lungarno il bus gira a destra anziché a sinistra. Siccome lo so, scendo e mi faccio a piedi il breve tragitto che rimane. Dopo 38 minuti sono finalmente arrivato, l'autobus si intravede in lontananza, a fare il giro ci mette circa 10 minuti.

Seguendo il tragitto rosso (circa 2,8 km) a piedi ci avrei messo 34 minuti, sempre secondo Google, al mio passo meno di 30. L'autobus ce ne ha messi oltre 40, per un percorso complessivo di 7.4 km.

Non si tratta purtroppo di una situazione eccezionale. I tragitti degli autobus a Firenze sono praticamente tutti di questo tipo, per la necessità di servire l'area più vasta possibile con una sola linea. Le chiusure agli autobus del centro sono affrontate con detour anziché con una riprogettazione della linea (o del servizio), per cui i percorsi si allungano ulteriormente. Ad es. se ci fosse una fermata su viale Strozzi vicino a via Valfonda, uno potrebbe prendere l'autobus lì ed evitare il giro dantesco iniziale, ma non ce n'è. I poveri autisti si barcamenano con utenti incazzati, informazioni che mancano, col traffico.

E alla fine, a Firenze, se hai fretta non conviene prendere l'autobus, molto meglio andare a piedi.

domenica 5 dicembre 2010

Made in Italy


La legge 185/90 disciplina le transazioni commerciali di armi. Tradotto in italiano, dice a che condizioni una ditta può vendere armi all'estero. Tra gli obblighi vi è quello di specificare la banca su cui ci si appoggia per i pagamenti, e gli importi. Questo consente, ogni anno, di stilare un elenco delle cosiddette banche armate, le banche che sono coinvolte, per cifre più o meno grandi e per varie tipologie di armi, in questi commerci.

Possiamo ad esempio sapere che vendiamo aerei in Nigeria, e un sacco di materiale in Turchia, paese noto per interessanti "triangolazioni".

O Banca Etica ha potuto scoprire che alcune banche con cui collaborava erano coinvolte in queste operazioni, e ha quindi spinto perché ne uscissero.

Questo non fa piacere né alle ditte coinvolte né alle banche, per cui ci sono fortissime pressioni per non applicarla, almeno in parte. E così da 3 anni dal rapporto annuale che il Ministero degli Interni è sparita la tabella delle singole operazioni, prevista dalla legge, per cui sappiamo solo gli ammontari complessivi ma non i chi e i cosa. E l'attuale governo sta preparandosi a modificare in modo radicale la legge.

Di fatto l'industria bellica è un punto di forza del nostro export, e in questo periodi di crisi "tira" parecchio: nel 2009 sono state concesse autorizzazioni alla vendita di armi per 4.9 miliardi, il 60% in più dell'anno prima. Intere città vivono di questo. Peccato che queste armi siano destinate (anche) alle polizie degli stati più dittatoriali, o ad alimentare conflitti in diverse parti del mondo.

È difficile immaginarsi 4.9 miliardi. Sono 75 euro a testa che entrano in Italia. 300 euro per una famiglia di 4 persone. Se ci chiedessero di sborsare tutti 75 euro a testa per non esportare armi, lo faremmo?

Il tutto mi è tornato in mente leggendo questo post dell'amicoClaudio Casonato, e quando ho ricevuto una lettera di un ex allievo di un istituto aeronautico, che vi allego.

All’attenzione del Dirigente Scolastico e del corpo docenti del “Fauser”, Novara

Io sono stato uno studente, tra i migliori, che ha frequentato il “Fauser” tra il 1985 e il 1988. Ho fatto tanti sacrifici per raggiungere il diploma… i viaggi ogni giorno in treno da Vanzaghello alle 6.51, lo studio intenso ed ampio… e tanti sacrifici li hanno fatti i miei genitori, provenendo da una famiglia semplice e povera.

Il “Fauser”, ai miei tempi, era l’ITIS di Costruzioni Aeronautiche più importante (e più duro) del Nord Italia. Io l’avevo scelto per la passione del volo che avevo ed ho… tanto che quando ho partecipato alla “top gun” per studenti provenienti da tutta Italia (nel 1987) all’aeroporto militare di Cervia sono arrivato 16° su una lunga fila di partecipanti (in “teoria” li battevo tutti; un po’ meno a guidare l’aereo… per cui non sono arrivato in finale per questo motivo).

Sinceramente ora però vi devo confidare che provo vergogna nell’essere un “fauseriano”; il vostro Istituto ha preso delle scelte che sono profondamente contrarie alla vita e allo slancio per il volo.

Iniziamo da un fattore ‘estetico’. L’Aermacchi MB 326 che avete issato all’ingresso dell’istituto come una bandiera. Ma lo sapete quante morti ha sulla coscienza quell’aereo?

In Italia è stato venduto come addestratore militare per i piloti che poi avrebbero volato anche sui Tornado e AMX. Ma all’estero? Ve lo siete mai chiesto? Vi aiuto io. È stato venduto a: Sudafrica (violando l’embargo internazionale a causa dell’Apartheid), Congo, Ghana, Zambia, Nigeria, Tunisia, Dubai, Argentina, Perù, Brasile, Australia e Malesia. E lo tenete ad immagine del vostro istituto?

Recentemente, poi, ho saputo del corso post-diploma che dovrebbero seguire alcuni studenti per la preparazione a diventare tecnici per la costruzione del cacciabombardiere F35 a Cameri (NO). E qui, lo ammetto, le mie residue capacità di pazienza e di rispetto per la scuola che ho fatto sono venute meno ed è subentrata una grande indignazione. Ma vi rendete conto di quanto ciò significhi? L’F35 non è un addestratore militare (pur ripudiando anche quella scelta) ma è un cacciabombardiere da attacco al suolo, nato non per giacere in un hangar, ma per distruggere villaggi, famiglie… come le nostre… come le vostre. E gli studenti che faranno questa scelta? Non so quanto saranno liberi in coscienza di farla o saranno condizionati dalla scuola, dalla famiglia, dai mass-media, dai politici locali… In entrambi i casi non posso che disapprovarla radicalmente ed, essendo la lettera indirizzata a voi insegnanti, vi chiedo e vi imploro di non indottrinare militarmente gli studenti. Fate obiezione di coscienza: io mi rifiuto di insegnare quella parte di materia; io mi rifiuto di portare i miei studenti in visita a Cameri, in Aermacchi, in AgustaWestland, come esempi da seguire professionalmente per la loro vita.

A costruire armi, usiamola finalmente questa parola e svestiamo i surrogati (“intercettore”, ecc.) che sono usati per coprire gli aerei o gli elicotteri che andranno ad assemblare viene meno anche l’umanità di chi le costruisce. È un investimento di energie, intelligenze, tempo, passione che va contro la costruzione e il rispetto per la vita, tutto a sottrazione di tempo, energie, denari, ecc. che dovrebbero andare a finire nella direzione della difesa della vita. Oppure non è più questo che una scuola deve trasmettere agli studenti, al di la delle materie didattiche? Far loro fare un cammino di coscienza per arrivare a scegliere quale sarà il loro futuro professionale migliore per loro e per coloro che vivono intorno a loro, siano essi vicini o fisicamente lontani?

Vi chiedo di fermarvi a riflettere su questa lettera e sui contenuti che fate passare agli studenti. Grazie!

Samarate (VA), 16/11/2010

Stefano Ferrario

domenica 28 novembre 2010

Disinformatori d'annata.


Secondo i sostenitori del complotto delle scie chimiche, le scie di condensa durano al massimo un paio di minuti, e difatti prima del 2004 (o del 1990, dipende dalle versioni) non c'erano scie persistenti.

Ma esiste un dipinto di Giorgio Morandi del 1958, intitolato "Cortile di via Fondazza, 1958", opera V.1116, che mostra alcuni tetti visibili dal suo studio di Bologna, in cui sono evidenti due scie bianche nel cielo blu. Così scrive un testimone che vide il quadro nel suo studio (F. Arcangeli: Giorgio Morandi, Milano 1964, p 323):

Ricordo che un giorno, qualche anno fa, in un quadro il cielo si caricò d'un teso cobalto, le case parvero improvvisamente presenti a qualche evento estremo, e in alto era, lunga uguale incombente, la scia d'un reattore.

Il dipinto, di proprietà del Museo Morandi di Bologna, è quello riprodotto in questo post (tratto da una pagina in tedesco). È ora esposto alla mostra "L'essenza del paesaggio" alla fondazione Ferrero di Alba (CN), fino al 16 gennaio 2011.

Ringrazio della segnalazione Sergio Chiappino

giovedì 25 novembre 2010

Che male fanno? (n. 4 o 5?)

Ieri mi han segnato il blog di un "salutista". Uno che scrive libri sull'argomento, e tiene una Scuola Libera e Indipendente sulle Scienze Nutrizionali e Comportamentali. Uno che su queste cose apparentemente ci campa, insomma, e che influenza il comportamento di un numero non trascurabile di persone.

Preciso che non ho nulla contro i salutisti. Mangiare sano, evitare gli eccessi, fare attività fisica sono cose che fan bene, e per quel che riesco lo faccio anch'io. Credo che il corpo umano sia più robusto di quanto pensi il salutista medio, e che i vantaggi di una dieta maniacale, rispetto ad una semplicemente equilibrata e che limiti alcuni alimenti, siano minimi. Ma queste puntualizzazioni fan parte delle normali leggere differenze di opinione che possiamo avere tutti.

Questo qui invece sembra adottare una serie di idee piuttosto "teoriche". Ad esempio in questo post, in cui un lettore gli chiede consigli sulle intolleranze alimentari e sulle allergie, sostiene che queste siano un modo dell'organismo per segnalarci cosa ci fa male. Quindi ad es. se uno è intollerante al latte o alla carne è perché questi sono alimenti intrinsecamente "cattivi", da evitare.

Invece se siete allergici alle fragole non ha senso, perché la frutta è un cibo "buono". Non potete quindi essere veramente allergici, è solo una sorta di illusione. In realtà il vostro organismo è allergico a tute le porcherie chimiche che mangiate, e le fragole sono solo una sorta di goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno.

Si tratta del classico ragionamento al contrario. Si parte da una teoria, che ci piace perché rispecchia nostre convinzioni ideologiche, e si piegano i fatti a questa. È logico che debba essere così, quindi è così. Alla faccia di Galileo e di secoli di metodo scientifico, che ci hanno insegnato che i fatti se ne fregano delle nostre teorie.

E quindi che fare, in pratica? Secondo il nostro occorre una terapia d'urto, fragole a gogò. Non spiega cosa dovete fare se vi viene una crisi anafilattica con asma e blocco della respirazione. Siamo autorizzati ad andare al pronto soccorso (se si fa in tempo) o dobbiamo convincere il nostro organismo che si tratta solo di un'illusione?

Certo, non si tratta di danni confrontabili con le decine di migliaia di morti dovuti ai negatori dell'AIDS, o ai morti legati al seguire terapie farlocche per malattie curabilissime. Ma posso sperare egualmente che qualche sua vittima gli faccia causa per danni. Anche se dubito succederà.

P.S. Leggendomi meglio il sito, scopro che questa persona è pure tra quei criminali (non so definirli altrimenti) che negano l'esistenza dell'AIDS.

sabato 20 novembre 2010

Come fosse Antani

Se hai da vendere un oggetto con prestazioni fantascientifiche, che so un tubo magico che raddoppia il rendimento della tua auto, una coccinella che scherma totalmente gli effetti negativi delle onde del cellulare senza impedirne il funzionamento, un motore che una volta avviato non si ferma più anche se stacco la spina, o un rimedio che fa passare il raffreddore in meno di una settimana, corri sempre lo sgradevole rischio che l'acquirente ti chieda "sì, ma come funziona?"

Per cavarsi d'impaccio esiste la collaudatissima tecnica della supercazzola, immortalata nel film "Amici miei": si sommerge l'interlocutore di brandelli di frasi prese a caso che diano la vaga impressione di qualcosa di complicatissimo, che lui non potrà mai capire, ma che tu invece padroneggi con disinvoltura.

Il linguaggio di "Amici miei" è adatto ad un film, in cui tutti devono capire che si tratta di un imbroglio, ma non può funzionare granché nella vita reale: poco scientifico e chiaramente artificiale. Molto meglio quindi ricorrere alla meccanica quantistica, o a campi elettromagnetici. Buone anche la teoria del caos e la cibernetica.

Il tutto è adattissimo per spiegare come funzioni l'omeopatia, classico esempio di qualcosa che non funziona e di cui nessuno riesce a dire perché mai dovrebbe.

Un bell'esempio si trova in questo articolo, che riprende un articolo scientifico (sic) pubblicato su "Homeopatia". A parte perle come "radioattivo" al posto di un probabile "radiativo" (l'omeopatia sarebbe radioattiva? Preoccupante), l'articolo risulta assolutamente senza senso. Forse colpa del giornalista, per cui sono andato a cercare l'articolo originale, di un certo Martin Molskj. Purtroppo ho trovato solo il riassunto, che effettivamente non è più chiaro.

Da una veloce ricerca su "omeopatia quantistica" troviamo questa perla concentrato di nonsensi. A cominciare dal nome del fisico padre della meccanica quantistica, un certo Borch che probabilmente sarebbe Bohr. Scopriamo quindi che:

La materia è frequenza elettromagnetica condensata, e quindi tutti i corpi emettono frequenze (energia) e possono anche riceverle. Tutte le cellule del corpo umano grazie al loro DNA che funziona come un trasmettitore-ricevitore sono in continua connessione elettrica e modificano sé stesse a seconda dei messaggi.

Se avete un PhD in fisica teorica, masticate diagrammi di Feynman come fossero noccioline e non avete capito nulla da questi due articoli consolatevi, non c'è niente da capire. Se invece non sapete nulla di fisica quantistica, consiglio una lettura di questo articolo.

Il sito di omeopatia quantistica si rifà ad

un’apparecchiatura non invasiva di analisi che utilizza per effettuare una diagnosi clinica una tecnologia avanzatissima che sfrutta come base scientifica (quindi riproducibile) la fisica quantistica e la matematica frattale.

Tale sistema permette al medico di connettersi con il “paziente” a livello quantico, cioè analizzando le alterazioni elettromagnetiche dei singoli “mattoni” (quanti) dell’Unità Mente – Corpo, così da avere un’interfaccia oggettiva, bypassando le sensazioni “fisiche” della persona e le credenze o i preconcetti del medico. Permette, quindi, di compiere una serie di incroci frequenziali che possono portare alla coscienza l’origine profonda del disagio che ha come ricaduta i sintomi fisici.


Sì, perché la medicina allopatica cura solo i sintomi (che so, un'infezione, uno squilibrio ormonale, un tumore), mentre il loro apparecchio cura le cause vere della malattia, cioè gli incroci frequenziali.

Per capirne di più sono andato sul sito del costruttore, (in inglese, purtroppo) e ho scoperto che questo apparecchio

fires low levels of current into the patient and then in a method similar in theory to radar, reads the bounced signals and transfers them to a database. The XXXX database consists of several thousand diagnostic categories from several different medical disciplines and other mystical data, including homeopathy, acupuncture, chiropractic, traditional medical, astrology and prayer wells, all of which can be transmitted by the XXXX therapeutic benefit.

[...] It works by entering data into a screen, which is fed into the XXXX’s weighted random number generator which in turn displays results.

In breve: ti manda dei segnali nel corpo, confronta come il corpo reagisce con un database astrologico, mescola il tutto in modo casuale e manda i risultati sullo schermo del PC. Per curarti ci aggiunge qualche preghiera registrata e manda il tutto indietro attraverso gli elettrodi. Il generatore di numeri casuali è importante, perché la fisica quantistica ha scoperto che la mente può influenzare il caso (se non lo avete mai sentito prima forse è perché sapete che non è vero), e quindi questo consente una migliore diagnosi.

Insomma una supercazzola funziona molto meglio se ha un po' di fili, uno schermo sul PC su cui compaiono numerini interessanti (ma assolutamente e dichiaratamente casuali), e un bel pulsante con su scritto "Inizio della procedura terapeutica", con allegata lucina lampeggiante che ti dice che i segnali terapeutici sono in corso.

Ma questi sono i cialtroni, si dirà. Bene, sul portale "omeopatianet" si può leggere un articolo del maggior teorico italiano dell'omeopatia, Paolo Bellavite, che direi quindi rappresenta bene la posizione ufficiale a riguardo. In breve l'efficacia dell'omeopatia sarebbe giustificata dalle teorie di Preparata e Del Giudice sulla superradianza, che prevedono che l'acqua si auto-organizzi in domini coerenti per effetto appunto della meccanica quantistica. È doveroso però osservare che questi domini nessuno li ha mai visti, e che esistono critiche di fondo sull'applicabilità di queste teorie all'acqua, insomma stiamo giustificando un fenomeno inesistente con una teoria assolutamente indimostrata. Ma, anche se la teoria fosse giusta, nessuno può ragionevolmente affermare che i domini si formino nelle soluzioni omeopatiche, che persistano nel rimedio anziché scomparire dopo qualche millisecondo, e che abbiano proprio quegli specifici effetti terapeutici. Inoltre quando prendiamo un globulo di lattulosio i domini proprio non ci sono.

Ma non ci si limita a una teoria, per quanto discutibile e discussa, come quella di Preparata. Tutto fa brodo, l'entanglment, le frequenze emesse dai rimedi, le discusse esperienze di Benveniste (beccato a barare nelle sue ricerche).

Concludendo, ho decisamente sbagliato mestiere. Dopo essermi sciroppato anni di meccanica quantistica, compreso l'esame finale in cui potevi portarti dietro tutti i libri di testo che volevi, tanto se non sapevi fare l'esercizio non ti avrebbero aiutato, mi sono messo a lavorare in un campo in cui queste cose le devi sapere sul serio. Con le mie competenze potrei costruire un energizzatore quanto-differenziale a domini coerenti, basato sull'equazione di Klein-Gordon, che stimola l' eccitazione bosonica dei livelli energetici fondamentali. In vendita a prezzi modici, venghino signori, venghino.

mercoledì 17 novembre 2010

Ma chi fa queste scie in cielo?

Le scie chimiche sono ormai un tormentone, con decine di interrogazioni parlamentari, mozioni comunali, conferenze, servizi di Voyager o Mistero... E quindi una volta ogni qualche mese finisco per occuparmene.


Visto che ho un bel teleobiettivo, costatomi la favolosa cifra di 26 euro, ho voluto provare a capire chi ha fatto questa particolare scia, fotografata 12 minuti dopo il passaggio dell'aereo.


La foto del colpevole è qui sotto. Si tratta (come si può vedere dal sito flightradar24.com) dell'aereo con transponder AZA1590, che scopro corrispondere al volo Alitalia AZ7590, partito alle 7 da Verona e diretto a Fiumicino. Difatti lo seguo, nella mappa qui a fianco, e vedo che arriva a Fiumicino on una decina di minuti di ritardo. L'aereo è un 737-300, lungo 31 metri, per cui dalla foto riesco a capire che è a 22 km di distanza. Purtroppo con la foschia odierna occorre un po' di fantasia per individuare il logo dell'Alitalia sull'impennaggio di coda (Si tratta in realtà di un arero Air Italy, forse questo ma onestamente non si riconosce neppure il loro logo). Con un minimo di trigonometria so anche che è a 8000-8100 metri di quota, e 20 km di distanza orizzontale, il che torna con il punto della rotta indicato in rosso nella mappa. Dai radiosondaggi odierni, vedo che sopra Roma (la stazione più vicina a Firenze) ci sono -47 gradi e 70% di umidità relativa, condizioni ideali per la formazione di scie persistenti.

La scia difatti è durata un'ora prima di disperdersi tra i cirri presenti in quota (nella foto sotto com'era dopo mezz'ora), e nel frattempo si era spostata di una quarantina di km. Un altro aereo ha lasciato una seconda bella scia parallela (faceva la stessa rotta). La rotta passa abbastanza distante da casa mia, ma le scie ora sono una a destra e una a sinistra: ecco risolto il mistero delle "scie che non rispettano le aerovie", grazie ad un banale vento in quota di circa 50 km/h.

Tutta questa mole di informazioni mi è costata una decina di minuti di lavoro, senza disporre di nessuna costosissima attrezzatura, nessun telemetro, nessun"radar passivo" (il radarnav utilizzato da alcuni ricercatori indipendenti non è un radar). Possibile che prima di gridare al complotto non si possa fare altrettanto?

Seconda puntata:
Cercando di cogliere al varco un aereo più vicino, mi accorgo che:
1) Ne passano tantissimi. Ma è difficilissimo beccarli, ho beccato un aereo dell'Air France per pochi secondi, e l'ho perso quasi subito.
2) La maggior parte non rilascia scie. Se vediamo 10 scie, anche in una giornata come oggi, vuol dire che sono passati 50 aerei. Se non vediamo nessuna scia, sono passati egualmente 50 aerei.

In conclusione:
- gli aerei sono senza insegne perché sono lontani (o visti da sotto) e non le distingui, con un buon obiettivo le insegne le vedi. Non in quello sopra, ma ad es. questo a fianco è della Emirate Airlines fotografato alla distanza di 54 km. È grossomodo sopra il Monte Cimone, in Emilia a nord di Pistoia.
- gli aerei sono civili, di compagnie ben note, che puoi facilmente identificare. Es questo è un B777, n. di serie 32793, nel volo EK93 per Malpensa.
- gli aerei seguono le aerovie. Ma un aereo a 20 km è perfettamente visibile, a 50 ancora abbastanza, quindi le aerovie interessate possono essere parecchio distanti.
- gli aerei spesso sono "invisibili". Li vedi quando rilasciano scie, o quando ti passano proprio sopra. La maggior parte degli aerei non rilascia scie (persistenti).
- le scie si formano alle quote e alle condizioni tipiche da formazione di scie, durano quel che ci si aspetta durino, hanno la conformazione che devono avere.
- le scie sono parallele perché in un'ora si muovono e gli aerei successivi fanno la stessa rotta e le ridisegnano.

venerdì 12 novembre 2010

VIta da astronomi

Post aggiornato il 15/11

Quando mi chiedono che mestiere faccio, la seconda domanda è inevitabilmente: "Bello, ma in pratica cosa fa un astronomo?" Quello che uno si immagina è qualcosa come quanto appare dal post precedente. In realtà quello è l'hobby, che ho rispolverato perché ultimamente riesco sempre meno a "uscire a riveder le stelle", il lavoro è molto diverso.

Andiamo per ordine. Il gruppo di lavoro all'osservatorio di Arcetri di cui sono responsabile, composto da 4 ricercatori e 4 tecnici (una ricercatrice si barcamena con un contratto a termine, e un tecnico continua a venire nonostante sia pensionato), riceve dallo Stato un finanziamento di "funzionamento ordinario" di circa 5000 euro l'anno. Fanno 625 euro a testa, 50 euro al mese, diciamo che molta gente con un hobby spende di più.

Questo significa che fai i salti mortali per far quadrare i bilanci, se uno strumento si rompe lo ripari in casa, usi software in "licenze creative" (sempre nei limiti della legalità ma cercando di stiracchiarla il più possibile), vai in missione in alberghi a una stella, eccetera. E per far scienza vera (qualcosa di meglio di un astrofilo) cerchi soldi dappertutto, bandi, progetti europei, collaborazioni...

Ma a differenza di chi ha un hobby, devi fare i conti con la burocrazia. Ho raccontato dell'ultima trovata dei nostri legislatori, in nome del (lodevole) principio di controllare le transazioni finanziarie "allegre" di certe ditte. Che mi sta dando un bel po' di grattacapi. Ad es. il direttore ha dovuto firmare un decreto d'urgenza, un mese fa, per l'acquisto della carta igienica. Altro esempio, un software che mi è indispensabile per lavorare viene fornito ad 1/10 del costo tramite una convenzione con un'università inglese, che formalmente è la ditta da cui lo acquistiamo. Ho spedito a questa il formulario A38 da compilare per poter fare l'ordine e non mi hanno neppure risposto, loro il lavoro di mediazione lo fan gratis, se devono pure capire la burocrazia italiana tanti saluti, che si vada a comprarlo direttamente dalla ditta di software, a prezzo pieno (diverse migliaia di €).

Comunque se pensavo che la burocrazia italiana fosse il peggio, devo ricredermi. Quella europea è MOLTO peggio. Faccio parte di un programma quadro europeo, in cui devo progettare una parte di uno strumento. Ho avuto assegnata una cifra, con cui pagare un contratto per la ricercatrice di cui sopra, che fa materialmente il lavoro. Il progetto è partito ad inizio del 2009 e in teoria si dovrebbe concludere oggi, ma i primi soldi (un terzo) li ho visti alla fine dell'anno scorso. Nel frattempo dovevo compilare un dettagliatissimo resoconto, in cui dovevo specificare cosa avevo fatto OGNI GIORNO, sia per il progetto che per tutte le mia altre attività. Se viaggiavo per il progetto, dovevo specificare separatamente quanto avevo speso di tasse aeroportuali, che andavano rendicontate in una voce separata rispetto al biglietto.

All'inizio di quest'anno quindi sono riuscito a pagare la ricercatrice. Mi sembrava ovvio che almeno un altro terzo dei soldi dovesse arrivare entro il 2010, invece no, mi hanno comunicato che FORSE arriverà a febbraio una seconda rata di un sesto del totale. Nel frattempo la burocrazia italiana non vuol sfigurare, e mi chiede di sottoporre il rinnovo del contratto, incluso l'impegno (che presuppone ci siano i soldi) alla Corte dei Conti, che ha 60 giorni di tempo per valutarlo.

Non so ancora come andrà a finire, ma tra mail, telefonate, resoconti, discussioni con il direttore e con gli amministrativi non riesco più a fare molto altro.

Aggiornamento (15/11/2010):

Sono arrivate alcune circolari. Una ricorda che in caso di spese "incaute" si risponde personalmente. Cioè se nel casino burocratico oramai inevitabile qualcosa va storto, i soldi per il contratto me li levano dallo stipendio.
La seconda ricorda che i fondi per i progetti europei devono necessariamente arrivare dalla Comunità Europea. Cioè devono essere quelli che non arrivano. Non posso usare residui di vecchi progetti, altrimenti la CE non riconosce il lavoro fatto e non ti paga più.
Infine i soldi che puoi spendere nei progetti internazionali sono solo quelli effettivamente arrivati, e solo dopo che sono effettivamente arrivati. Non puoi anticiparli sapendo che prima o poi arriveranno.

Concludendo: devi fare un lavoro. Per fare quel lavoro ti servono dei soldi, che difatti ti sono stati assegnati, ma non dati. Ti verranno dati solo dopo che hai concluso il lavoro (sentendo colleghi, anche dopo anni). Nel frattempo non puoi usare altri soldi, o farteli prestare. Se sgarri, li tiri fuori di tasca tua.
Ma chi me lo fa fare?

giovedì 11 novembre 2010

Pleiadi

Non ho mai fatto foto astronomiche, sono passato dalla vecchia carta e penna con l'oculare incollato al telescopio ai telescopi professionali da un metro e mezzo di diametro. Ma la nostalgia per le notti passate a guardare il cielo resta sempre, anche quando l'astronomia è un mestiere. E una foto come quella qui sotto, sicuramente ridicola se confrontata con quelle che trovi in qualsiasi sito di astronomia, dà una bella soddisfazione, considerando che per farla ho impiegato solo la mia macchina fotografica, un vecchissimo obiettivo, un cavalletto e pochi euro di materiale.

Tanti anni fa, quando avevo una vecchia reflex, un amico mi regalò un catadriottico russo. Un bell'oggetto, ma un po' rognoso da utilizzare, perché la focale in uscita era molto corta e non consentiva di applicare un anello di raccordo su molti modelli di macchina fotografica. Con una focale di 500 mm, e un peso di diversi etti, non era inoltre facile evitare il "mosso".
Poi mi rubarono la reflex, e il catadriottico restò orfano.

Due anni fa ho deciso di comperarmi una reflex digitale, e da allora cercavo di trovare il modo di riutilizzare l'obiettivo. Il problema resta sempre l'anello di raccordo, ma recentemente ho trovato in un sito chi li costruisce per praticamente qualsiasi modello di reflex. Con la folle spesa di 26 euro, ho quindi ordinato quello per la mia.

Ho ri-sbattuto contro il problema della focale corta, ma per fortuna questi adattatori sono fatti in modo furbo, con due pezzi indipendenti che si agganciano rispettivamente all'obiettivo (che ha una semplice filettatura) e alla reflex. Un po' di lavoro al tornio e ho il pezzo finito.

La mia reflex ha uno stabilizzatore di immagine sul corpo, per cui è bastato impostare la focale e sono riuscito a fotografare un aereo in volo a mano libera. E siccome il sensore è grande la metà di una pellicola 35mm, mi ritrovo con un teleobiettivo equivalente da 1000 mm.

Restava il problema di mettere a fuoco. Un collega mi ha consigliato di usare una maschera di Bahtinov, un foglio di carta con ritagliate tre serie di fenditure. La applichi davanti all'obiettivo e vedi la tua stella al centro di tre "baffi". Quando il baffo verticale è al centro dei due diagonali, sei a fuoco.

Bene, pronti per le foto "vere", anche se senza inseguimento puoi permetterti al massimo un paio di secondi di tempo di posa. Ottenendo i risultati qui sopra. Per cominciare non c'è male, direi, anche se ci sono tanti pixel rumorosi o "morti" si riesce a vedere le stelline fino alla nona magnitudine. Ma si può fare di meglio. Prima o poi....

sabato 30 ottobre 2010

Pareidolia

Ho finalmente avuto il tempo di guardarmi l'incontro tra Giorgio Pattera e Simone Angioni sul tema delle scie chimiche. Sapete, quell'idea per cui le scie bianche dietro gli aerei non sarebbero composte d'acqua (come le nubi a cui assomigliano tantissimo), ma da micidiali veleni deliberatamente sparsi sulla popolazione.

Vi chiederete perché me ne occupo, perché perdo tempo dietro a qualcosa che ritengo personalmente una sonora bufala. Ho cercato di spiegarlo qui. Evidentemente c'è un numero di persone non piccolo che è convinto che se di un argomento se ne parla a Voyager, su blog, si trovano dossier in rete, allora deve essere vero. Questi ricercatori indipendenti mica saran così folli da sostenere queste accuse gravissime senza prove? E difatti anche tra i parlamentari o gli amministratori pubblici passa questa idea, si fanno in media tre interrogazioni parlamentari l'anno (vedi anche qui)ed un numero imprecisato di mozioni in consigli comunali. Insomma, tanno innocue queste idee non sono.

Ma torniamo alle "prove". Altri han spiegato meglio di me tutte le tremende incongruenze infilate a ripetizione da Pattera. Qualcuna rasenta il comico, come quando mostra la sezione di un motore a getto spiegando che si tratta di DUE motori (ingannato dal disegno, simile a quello qui sotto).
Altre sono più gravi, come quando sostiene che le scie non possano formarsi sotto il 70% di umidità, mostrando come prova un grafico con le condizioni per la formazione di condensa in cui è scritto chiaramente che queste si formano anche a umidità relativa nulla. O quando confonde milligrammi e microgrammi in un'analisi chimica.

Ma vorrei concentrarmi su un singolo particolare. A un certo punto Pattera comincia a perdere il filo, e mostra a ripetizione immagini che secondo lui sarebbero prove inconfutabili. Tra cui questa, che mostra un quadrimotore che evidentemente sta irrorando, le scie densissime secondo lui provengono dalle ali, non dai motori. Si tratta di un chiaro caso di pareidolia, vediamo in un'immagine quel che vogliamo vederci, non quello che nell'immagine c'è veramente.


Basta infatti considerare che l'aereo sta curvando, è visto praticamente di fronte, e le scie si formano sempre un po' dietro i motori, e si vede che queste escono proprio dai motori. Basta tracciare delle linee per evidenziare l'origine della scia, e queste finiscono esattamente sugli ugelli dei motori.


Ma Pattera non si dà per vinto: le scie sono evidentemente 8 mentre i motori sono 4. La stessa cosa viene sostenuta nell'analisi che ho fatto di un'altra foto, tempo fa. Torniamo alla storia del motore doppio. Se Pattera vede due motori dove ce n'è uno, vede anche due scie dove ce n'è una sola. Per lo stesso motivo: confonde un oggetto cilindrico con due oggetti, le due pareti laterali del cilindro. Da astronomo, posso portare un sacco di esempi. Credo molti astrofili riconosceranno la foto qui sotto, è M57, la nebulosa anulare della Lira.


Quando si comincia a studiare astronomia si impara che questi oggetti sono un guscio sferico di gas, quel che resta dell'atmosfera della stellina centrale, espulsa nel processo che la porta a diventare una nana bianca. E un guscio sferico appare così, le pareti viste di taglio sono più spesse della parte di nube vista frontale, e quindi danno alla nebulosa l'aspetto di un anello di fumo. In quest'altra immagine vediamo una stella appena formata. La piccola clessidra luminosa al centro è la nube di gas e polvere illuminata dalla stella, tagliata al centro da un anello di materia più densa che darà origine ai pianeti. La stella emette due getti conici di gas, che "brillano" quando urtano contro le pareti del cono. E ancora vediamo le pareti laterali in modo molto più netto che non la porzione centrale del cono, in prospettiva più sottile.
Con le scie succede la stessa cosa. Il gas umido e caldo si raffredda prima, condensando, nella parte esterna del getto, che quindi all'inizio ha la forma di un cilindro cavo. Poi il tutto si rimescola e la scia diventa compatta. E vista di lato la vediamo (talvolta) doppia.

La cosa incredibile è come dopo tutte queste spiegazioni c'è chi continui a vedere 8 scie che escono dal bordo dell'ala. Al massimo ti concedono che la seconda scia da sinistra esca dal motore (si vede cominciare sotto l'ala). Ma le altre no.

Be', le prove del complotto globale sono queste. Fate voi...

lunedì 27 settembre 2010

Formulario A/38

"Oggetto: Tracciabilità dei flussi finanziari L. n. 136 del 13 agosto 2010
Cari colleghi, si informa che dalla data odierna non possiamo emettere buoni d'ordine in quanto non sono chiari i requisiti necessari ai fornitori per avere rapporti con la pubblica amministrazione."

Con questa mail la mia amministrazione mi comunicava, 10 giorni fa, che non posso spendere nulla. Come credo in qualunque pubblica amministrazione italiana. Non importa se mi servono dei componenti elettronici per terminare il mio strumento che deve essere pronto per la settimana prossima o se devo far riparare uno strumento che si è guastato. O se mi scade l'offerta con le condizioni vantaggiosissime che ero riuscito a strappare al rappresentante. E immagino succeda lo stesso se servono penne o carta in una qualunque segreteria, se si rompe un computer fuori manutenzione in un ufficio, per il materiale scolastico,... Gli ospedali si salveranno in quanto ormai SpA?

Immaginatevi una ditta, in cui improvvisamente nessuno può più comperare nulla. Ma anche a casa vostra, il conto del droghiere o del supermercato ve lo passano, ma se si rompe una lampadina vi arrangiate. Certo, è un problema temporaneo, presto (quando?) si stabiliranno questi fantomatici criteri di tracciabilità, qualche burocrate stabilirà che se compili il formulario A/38 quei soldi sono sicuramente non destinati alla mafia o ai paradisi fiscali. Ma non si poteva farlo prima?

Per ora le ipotesi più gettonate sono due:
  • se per un mese si blocca tutto, lo Stato risparmia. La gente disperata si sarà comperato le penne e i toner di tasca propria (ah, le piccole spese rimborsate dietro presentazione di scontrino sono abolite dalla stessa circolare) o semplicemente non avrà erogato dei servizi per impossibilità a farlo.
  • ci sarà una insurrezione contro la L.136, che verrà abrogata per manifesta inapplicabilità. E quindi la lotta ai flussi finanziari sporchi resterà una bella ma utopica idea.
Aggiornamento (8/10/2010)
Dopo un mese, ci comunicano che si possono fare ordini fino a 500 euro di spesa. Ancora riparare uno strumento, o comperare un pezzo non banale di uno strumento non si può, ma almeno la cancelleria sì. La settimana scorsa il direttore, con dichiarazione di urgenza per motivi sanitari e solito plico di carte bollate, è riuscito a far accettare l'ordine per la carta igienica.
(25/10/2010)
Le pubbliche amministrazioni si stanno muovendo in ordine sparso. Ciascuno interpreta come può le disposizioni, chi autorizza spese con motivi di urgenza, chi ha deciso di fregarsene, chi ammette spese fino a 500 euro, ma solo per spese di funzionamento (voce B), non per investimento (voce A). E naturalmente per ordini sui 1000-1500 euro si fraziona alla grande. Ma visto che una soluzione al problema è ancora al di là dell'orizzonte, ci si arrangia. Vecchi
o metodo all'italiana, la burocrazia rende le cose impossibili, ma siccome sono impossibili ma occorre farle, ci si arrangia.

lunedì 20 settembre 2010

Ferrovie postpicco

Oggi ero per lavoro all'osservatorio di Monteporzio, vicino a Frascati. Cerco sempre di viaggiare in treno, nonostante frequenti disavventure. Finivo tardi, per cui mi ero preso il biglietto per l'ultimo treno della giornata, partenza da Frascati alle 7 e mezza, un quarto d'ora di coincidenza a Roma (dopo un tragitto di mezz'ora) e poi l'ultimo treno decente per Firenze alle 8 e un quarto. Dopo di quello solo un treno notturno, che oltre ad arrivare quasi alle due di notte mi lascia in una stazione periferica, con il mio motorino che mi aspetta a S. Maria Novella.

Arrivando a Termini già ho un brutto segnale: gli altoparlanti annunciano che il treno da Frascati della mattina oggi è stato soppresso per motivi tecnici. E naturalmente il mio treno da Frascati riesce ad accumulare 25 minuti di ritardo, un treno merci si è piantato lungo la linea. Speranzoso consulto il sito di Trenitalia e scopro che esiste un treno, che mi era sfuggito, alle 8 e mezza, forse correndo ce la faccio. Invece niente, quel treno non esiste.

la schermata del sito delle FFSS con il treno fantasma delle 20:30

Provo a vedere se riesco a cambiare il mio biglietto alle macchinette self service, ma non è possibile, troppo tardi, tempo scaduto. Vado quindi alla biglietteria, tanto ho tempo, il treno notturno parte tra due ore, da Tiburtina, e non ci sono treni locali per Tiburtina prima di un'ora (c'è la metropolitana, ma significa un altro euro da sborsare). La biglietteria di una delle stazioni più trafficate d'Italia ha 4 sportelli aperti. Provo a prendere il tempo, riescono a servire in media una persona ogni 5 minuti. Trent'anni fa, quando i bigliettai scrivevano i biglietti a mano, ci mettevano in media un minuto a persona. Certo, ora devi prenotare, scegliere tra una trentina di tipi diversi di biglietto, e guai a sbagliarsi.

Dopo 20 minuti una dei 4 bigliettai stacca, sono le 9 e 5, ha passato 10 minuti a risolvere il problema di una anziana signora e ci metterà altri 10 minuti a chiudere tutto. Immagino dovesse termiare il turno alle 9, ha fatto anche più del suo.

Finalmente, dopo 40 minuti, tocca a me. Mi raccontano che sono fortunato, oggi pomeriggio la fila riempiva tutto l'atrio. L'addetto è gentile, mi dice che il biglietto non è rimborsabile, non ci sono altri treni fino a domattina, ma posso spostare la prenotazione. Lo userò per la prossima riunione tra due settimane. Mi è andata bene, sono 44 euro che avrei rimesso di tasca mia, Brunetta due biglietti per la stessa riunione non me li passerebbe proprio.

Già che ci sono compro i biglietti per andare a trovare i miei, mio padre compie 85 anni tra pochi giorni. Cerco un biglietto che non sia un eurostar, ma desisto, dovrei cambiare tre treni con coincidenze di pochi minuti, o metterci 8 ore, incece di 4 (per 350 km). Trent'anni fa ce ne voleva 3 e mezzo, con l'intercity. Il biglietto mi costa 90 euro, quel che spende la mia collega per il volo A/R da Palermo a Ciampino.

Sul treno per Tiburtina provo ad andare in gabinetto, giro tre carrozze per trovarne uno in servizio. Alla stazione Tiburtina han sostituito quasi tutti i cartelloni con gli orari con pannelli elettronici: uno mi mostra i treni a partire dalle 6 di domattina, un altro quelli dell'ora appena trascorsa (in effetti con tutti i ritardi è un'idea utile). Trovo finalmente un cartellone cartaceo e il mio treno è al binario 17.

Il treno è strapieno, gente di tutti i colori, una babele di lingue. Nel mio scompartimento due persone hanno la stessa prenotazione. Il controllore controlla, e sconsolato dice che non ci può far nulla, non ci sono più posti disponibili.

Cedo il posto ad una signora anziana. La cosa incredibile è che nessuno litiga, tutti cercano di spartire i disagi, una ragazza col posto prenotato si mette sullo strapuntino, altri fanno a turno, dopo un po' un ragazzo mi dà il cambio cedendomi il suo posto. Il treno ora è fermo in aperta campagna e le due di notte cominciano a prospettarsi come un'ipotesi molto ottimistica.

Sul biglietto è scritto che ho risparmiato ben 62 kg di CO2, rispetto ad un volo in aereo. Lo so, un aereo Firenze Roma è un assurdo, e rispetto all'auto il risparmio, secondo loro, è di 25 kg: 10 litri di benzina. Ho il sospetto che anche questo sia esagerato, comunque non tiene conto del taxi che dovrò prendere a Firenze, dei costi indotti da tutti questi disservizi, del costo mastodontico di una macchina fatta per fornire un servizio pessimo a costi molto alti. Macchina che sta cascando letteralmente a pezzi. Forse anche questo è il segnale di qualcosa che ci stiamo lasciando alle spalle.

venerdì 27 agosto 2010

Che male c'è


Non ho mai giocato al lotto, superenalotto, gratta e vinci o cose simili, ma non trovo niente di disdicevole se qualcuno si diverte a tentare la sorte. Un euro di giocata mi sembra un prezzo onesto per l'emozione di poter vincere una grossa cifra, se uno si diverte così, e anche la speranza è un bene che tutto sommato può essere venduta. A queste cifre è ancora una cosa onesta. Personalmente poi penso che lo spirito del gioco di azzardo sia ciò di più antisociale possa esistere: io cerco in tutti i modi di ridurre le disuguaglianze, e qui ci si tassa tutti per creare un nuovo stra-ricco. Ma ognuno ha la sua etica, e credo la mia sia un po' fuori moda.

Certo, il modo migliore per vincere al lotto è non giocare. Ogni euro speso in questi giochi ci ritorna, in media, meno della metà, e quindi io ho già "vinto" nella mia vita, rispetto a chi gioca tutte le settimane, circa un migliaio di euro. Ma come dicevo se uno vuol pagare per l'emozione di un'improbabile vincita, libero di farlo. Basta si renda conto che il metodo migliore è quello di puntare il meno possibile.

Infatti qualsiasi sistema, combinazione, trucco aumenta solo le probabilità di rimetterci i soldi che ci mettiamo dentro. Non siete convinti? Provo con un esempio. Se punto su un singolo numero vinco, mi sembra, 11 volte la posta. Per essere sicuro di vincere posso puntare poniamo un euro su 90 cartelle, una per numero, e so che vincerò 5 volte, un metodo matematicamente infallibile. Ma ho giocato 90 euro, e ne ho vinti 55. Questo vale in generale, più il metodo mi aumenta le probabilità di vincere, più mi garantisce che in totale ci rimetto. Siccome l'emozione o la speranza non cambiano granché se gioco una singola puntata o un sistema complicatissimo, molto meglio spendere poco per ottenere lo stesso risultato, non credete?

E qui cominciamo a confrontarci con la realtà. Una rapida googolata riporta tantissimi siti che vendono sistemi per vincere al lotto, e del resto la stessa TV di stato assoldava un "professore" che consigliava che numeri giocare. Tutti questi metodi non funzionano, sono truffe belle e buone. Tutti, sia i metodi più diffusi, come giocare sui ritardatari o aumentare la posta ad ogni giocata persa, che quelli più sofisticati basati su complicati calcoli al computer. Ma evidentemente, se c'è chi paga spazi televisivi, siti web e pubblica riviste sul "lotto facile", esiste un fiorente mercato di gente convinta di poter guadagnare con i giochi.

Difficile avere statistiche su quanto si gioca, cercando in rete saltan fuori solo statistiche di ritardatari. E ripeto che giocare un ritardatario o il numero uscito tre volte di fila dà esattamente le stesse probabilità di vincere. Anzi, se qualcuno imbroglia è più facile che un ritardatario NON esca. La cartella compilata con il metodo più costoso disponibile in rete funziona altrettanto bene di "21 22 23 24 25". Anche se non ci credete è così, è legato a come funziona la matematica.

Si trova qualcosa sull'ammontare complessivo delle giocate. I vari enalotto, superenalotto, gratta e vinci fruttano all'erario circa 4 miliardi l'anno, e la cifra giocata è circa il doppio. Il superenalotto da solo costa agli italiani circa 2,6 miliardi l'anno. E non ho idea di quanto sia il mercato dei giochi non statali, le slot machines, le corse... Sono 150 euro a italiano, inclusi lattanti e centenari, 500 a famiglia, circa la metà di quanto spendiamo in totale per cultura ed intrattenimento.
Ripartizione delle spese familiari in Italia, secondo l'ISTAT. Ogni famiglia spende in media 2500 euro al mese, anche se metà delle famiglie spende 2000 euro o meno.

Sono anche una cifra spesa in modo molto disomogeneo, immagino. Molti non giocano, o giocano saggiamente qualche euro ogni tanto, ma altri arrivano a spendere cifre consistenti. Fino ai casi disperati, a chi insegue un numero ritardatario fino a rimetterci la casa. Ma anche i tantissimi clienti dei truffatori televisivi o chi si affida ai metodi più o meno casalinghi arriva inevitabilmente a spendere cifre importanti. Anche perché questa è una tassa sull'ignoranza, una delle più odiose, e la cultura è un bene costoso, chi ha pochi soldi spesso non ha proprio gli strumenti per difendersi. E immagino che se si va a vedere il profilo tipico della famiglia che gioca 100, 200, o più euro ogni mese si trova chi non riesce a sbarcare il lunario, che al sogno del lotto sacrifica spese più importanti, che rinuncia a cibi sani, a un po' di prevenzione medica, a un po' di cultura per sé stessi o per i propri figli. Per un sogno che in realtà è un'illusione pompata pure da telegiornali e trasmissioni statali.

domenica 22 agosto 2010

La prossima era glaciale

Una volta tanto parlo di un pericolo di cui non dobbiamo preoccuparci. E di un pittoresco ma combattivo blog - Post aggiornato il 28 agosto

Qualche tempo fa sulla rivista "Coelum" ho trovato citato il blog daltonsminima. Ci ho curiosato, e all'inizio ho trovato degli interessanti articoli che spiegavano in modo chiaro e ragionevolmente corretto diverse cose su come funzioni il Sole: il ciclo solare, la corona, le macchie e le regioni attive, il vento solare, gli effetti sulle comunicazioni e sui satelliti artificiali... Nonostante sia evidentemente fatto da appassionati, non da professionisti dell'astronomia, sembrava proprio un bel sito. (a scanso di equivoci, continuo a ritenerlo un bel sito, per questi argomenti. E mi fa molto piacere che qualcuno vi si appassioni)

Mi era sfuggito che questo fosse un blog "a tema": l'imminente era glaciale che ci sta aspettando, e in cui finiremo nel giro di pochi anni(1). Finché non sono finito su di un articolo che riportava la nota bufala, di cui ho parlato qui, secondo cui negli anni '70 gli scienziati sostenessero la tesi del raffreddamento globale. Ho provato a farglielo notare ma la cosa è risultata un po' difficile, l'idea che nel 1972 gli scienziati sostenessero la loro tesi era troppo ghiotta per abbandonarla.

Non ho avuto molte altre occasioni di leggere il loro blog finché non ho cominciato ad occuparmi della teoria di un certo Miskolczi, un ex scienziato della NASA che sostiene che ad un aumento del CO2 debba automaticamente corrispondere un calo degli altri gas serra (soprattutto il vapor d'acqua) in modo da mantenere rigorosamente costante l'effetto serra totale. Miskolczi ha pubblicato la sua teoria in un giornale di meteorologia bulgaro, perché gli altri giornali a cui la ha presentata gli han bocciato l'articolo(2).

Ovviamente questo articolo è stato ripreso da tutti i vari siti che negano il riscaldamento globale, ma Daltonsminima è riuscito pure a fraintenderlo completamente. Secondo loro, Miskolsczi sosterrebbe che non esiste proprio l'effetto serra, che non può esserci un flusso di calore che ritorna dall'atmosfera verso il suolo, perché l'atmosfera è più fredda del suolo e non può esserci un flusso di calore da un corpo freddo a uno caldo(3). Ma la prima figura dell'articolo mostra proprio questo flusso di calore, l'articolo è sbagliato ma non in modo così plateale. Nei commenti al post ho poi trovato qualche riferimento agli allineamenti planetari, e ho pure scoperto che tra i blog "amici" segnalati ce n'è uno dedicato alle catastrofi del 2012.

L'attività solare negli ultimi 400 anni, valutata contando le macchie solari. Oggi siamo all'inizio del ciclo 24, dopo un prolungato (ma non eccezionale) periodo di minimo.

Comunque ho perso ogni speranza quando oggi ho letto il loro ultimo intervento. Lo sapevate che gli astronomi di tutto il mondo stanno nascondendoci il fatto che sul Sole non ci sono più macchie solari? Che gli osservatori astronomici se le inventano letteralmente, raccontandoci che il ciclo solare ha ripreso il via dopo un periodo di minimo eccezionalmente lungo? Il tutto, naturalmente, finisce per nascondere il fatto che si sta avvicinando l'era glaciale, se il Sole smette la sua attività il clima è destinato a raffreddarsi (un pochino). Perché mai gli astronomi dovrebbero mentire? È chiaro, sono in combutta con le compagnie che assicurano i satelliti artificiali dai danni per le tempeste solari. Se si scopre che il Sole non ha più macchie le assicurazioni dovranno diminuire i premi assicurativi e guadagneranno meno. E allora niente di meglio di una bella petizione, una raccolta di firme per smascherare il complotto e costringere gli astronomi a dirci la verità. Quel che preoccupa è che sembra ci siano di mezzo pure dei senatori, a quando un'interrogazione parlamentare per decidere la fisica solare?

Dettaglio dell'ultimo ciclo solare, con l'inizio e la previsione per il ciclo 24. Naturalmente i punti che indicano la risalita dell'attività nel 2010 sarebbero frutto di un complotto degli astronomi, pagati dalle ditte di assicurazione dei satelliti artificiali.

E per concludere, un riassunto dei motivi per cui una imminente era glaciale è fuori discussione

-
Il periodo più freddo in epoca storica dovuto ad una ridotta attività solare è la "piccola era glaciale", intorno al 1600-1700, in cui non si registrarono macchie solari per oltre mezzo secolo (vedi il primo grafico). Il raffreddamento globale fu di circa mezzo grado, metà del riscaldamento attuale. Se oggi capitasse un minimo simile, semplicemente il riscaldamento globale verrebbe rallentato, o temporaneamente interrotto
- la prossima era glaciale, secondo le teorie attuali basate sui cicli orbitali terrestri, dovrebbe arrivare non prima di molti millenni, probabilmente 10-12 mila anni, forse anche 20 mila.
- il riscaldamento attuale continua senza particolari interruzioni ad un ritmo di 0,2 gradi a decennio.

Aggiornamento:

Tra i commentatori abituali del blog c'è chi si distingue per uno stile da gentleman anglosassone. Come qui, in cui disquisiscono sui modi più opportuni per mettere a morte un validissimo chimico, che altrove sostengono essersi venduto al grande complotto dell'AGW.

(30/8)
Il tutto è rientrato quando gli amministratori del blog, evidentemente molto più seri di alcuni dei frequentatori, se no sono accorti e si sono scusati con il chimico in questione.


Altra puntualizzazione. Nonostante il tono canzonatorio di questo post, ritengo utile e fruttuoso un dialogo con queste persone. Le cose che ho scritto qui sono esempi di cattiva scienza, di errori fattuali che ritengo loro stiano commettendo. Ma mi sembrano persone ragionevoli (magari con eccezioni) e seriamente interessate a discutere. E qualcosa dal loro blog l'ho imparata anch'io.


Note

(1) Un "dead giveaway", come dicono gli anglosassoni, era il titolo, "New Ice Age". Il minimo di Dalton che dà il titolo al sito è un periodo di ridotta attività solare, a cui corrispose un breve raffreddamento della Terra.
(2) Non è difficile da capire il perché, l'articolo è zeppo di errori, ma per i nostri eroi si tratta del solito complotto multimiliardario dei sostenitori del riscaldamento globale. Personalmente nelle prime 4 pagine ho già trovato un punto chiave grossolanamente errato: M. sostiene che la legge di Kirkhoff richiede che il flusso di calore che viene ricevuto dall'atmosfera come infrarossi debba essere uguale a quello emesso, sempre come infrarossi. Ma la legge non dice questo, i due flussi infrarossi sono di fatto molto simili, nell'atmosfera, perché questa è trasparente nel visibile, non ci sono motivi fisici per imporre siano uguali. Anzi, non possono essere uguali se non in una situazione rigorosamente statica. Non ho avuto la pazienza di andar oltre, del resto lo han già fatto altri, e han confermato il mio sospetto che se imponi una condizione che richiede che non cambi niente poi trovi che non cambia niente.
(3) Ovviamente non può esserci un flusso di calore netto da un corpo freddo ad un corpo caldo, sarà sempre il corpo caldo che alla fine scalda quello freddo. Il che significa che il flusso di calore diretto verso l'atmosfera è maggiore di quello che torna indietro. Ma sono due flussi di calore distinti, ed esistono entrambi. Del resto se mi metto un cappotto questo mi ritorna indietro parte del calore che disperdo nell'ambiente, e mi tiene caldo, anche se è più freddo della mia pelle.

lunedì 26 luglio 2010

I catastrofisti del Sole 24 ore

(Post dalla spiaggia, poche immagini o link, non ho abbastanza connessione Internet, magari le aggiungo dopo)


Il grafico qui sopra è lo stesso riportato nell'articolo.

Oggi il noto quotidiano ambientalista "Il Sole 24 ore" è uscito con un articolo (in pag. 12) che mi ha fatto saltare sulla sedia.

Chi segue queste pagine sa che sono un sostenitore della cosiddetta teoria del picco del Petrolio. In breve, sappiamo tutti che il petrolio nel sottosuolo è una risorsa limitata, che prima o poi finirà. Ma di solito pensiamo che questo succederà tra molti decenni, che non ci riguardi. Molti esperti del settore invece si sono fatti i loro conti, e han visto che il momento in cui non si riuscirà ad estrarre abbastanza petrolio da coprire la richiesta è molto vicino. Anni, non decenni.

Non lo farà di botto, la produzione rallenterà e poi inizierà a calare. Ma quando questo succederà le cose si faranno dure, crisi economica, prezzi del petrolio che schizzano in alto (che so a 85 euro il barile), causando recessione, per poi calare un pochino, ma solo temporaneamente (che so, a 60 euro al barile)(1). Magari per qualche anno ci si illuderà ancora che il calo della domanda e dei consumi petroliferi sia dovuto ad una crisi economica passeggera.

Ma quando il calo della produzione farà in modo che manchino all'appello una decina di milioni di barili al giorno (oggi la produzione è di 84 milioni di barili il giorno), sarà "una mezza catastrofe mondiale e una grave minaccia alla sicurezza strategica di molte potenze mondiali", citando le conclusioni del nostro articolo. Quando succederà? Il Sole 24 ore indica diverse date, evidentemente la palla di vetro non ce l'ha nessuno, ma tutte entro un decennio. Rapporti ufficiali dell'università di Oxford, e recentemente in uno della Difesa USA, parlano di grave crisi di approvvigionamenti (i 10 milioni di barili di cui sopra) nel 2015. La stessa data, secondo l'articolo, gira in voci non ufficiali dell'AIE: un ricercatore francese sostiene che questa agenzia l'aveva prevista già nel 1998, ma il tutto venne messo a tacere per pressioni politiche.

Di fatto sono ormai 5 anni che la produzione mondiale è ferma a 84-85 milioni di barili il giorno, con un massimo di 86 milioni raggiunto nel 2008. Qualche settimana fa il re saudita ha detto che interromperà le ricerche di nuovi giacimenti nel suo paese, per lasciarne un po' ai suoi discendenti. Sono anni che sui giornali compaiono notizie di giacimenti favolosi appena scoperti, salvo poi vedere, facendosi i conti, che corrispondono a poche settimane di consumo mondiale (2).

Insomma, la festa sta per finire. Quello che preoccupa è che nessuno sembra rendersene conto. E se lo dice pure il giornale della Confindustria, forse è davvero il caso di preoccuparsi di brutto.

Note:

(1) Il prezzo di 83 euro il barile e' stato il massimo storico toccato nel luglio 2008. I prezzi poi sono calati ad inizio 2009 fino a circa 35 euro al barile, per poi risalire e stabilizzarsi attorno ai 55-60 euro al barile attuali. Le fluttuazioni del prezzo in dollari al barile sono state molto più ampie, ma anche qui i prezzi attuali, circa 80$/barile, sono altissimi se confrontati con i 20$/barile di qualche anno fa.


(2) Sempreché si riesca ad estrarlo. Abbiamo visto tutti cosa possa significare andare a perforare un fondale marino a 1500 metri di profondità, e quello è ancora petrolio facile rispetto a quello di molti "promettenti giacimenti" appena scoperti

martedì 22 giugno 2010

Lettera aperta dell'INGV al Presidente della Repubblica

Non so se questo post aumenti la visibilita' dell'iniziativa dell'amico Fioba, dal cui blog a' copiato integralmente, ma ci provo. Perche' mi sembra proprio che si tratti di un episodio non isolato di un attacco alla scienza. Gli scienziati sono dei fannulloni (l'INGV era finito tra gli "enti inutili" da abolire nell'ultima finanziaria), incompetenti e/o criminali, che non avvisano la gente quando sanno che sta per avvenire un terremoto. E ovviamente c'e' pure l'eroe solitario, che con pochi mezzi aveva previsto tutto. La realta' purtroppo e' un'altra: uno dei migliori centri di ricerca del mondo costretto per mancanza di fondi a ritirarsi da progetti che ha messo in piedi, ottimi ricercatori umiliati, ingiuriati e ora pure incriminati penalmente con accusa fantasiose. Buona lettura.

Rilancio un'iniziativa di alcuni ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che, a seguito degli avvisi di garanzia per omicidio colposo inviati dalla Procura della Repubblica dell'Aquila ai componenti della Commissione Grandi Rischi e a dirigenti del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, hanno scritto una lettera (che consiglio di sottoscrivere) al Presidente della Repubblica.
In questa assurda storia il Procuratore della Repubblica Alfredo Rossini ha inoltre affermato:
"I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l'allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case".

Vorrei ricordare al Procuratore della Repubblica Alfredo Rossini che, allo stato attuale delle conoscenze, non esiste un precursore sismico attendibile per mettere in atto l'evacuazione di una città, per cui non si può avere la certezza che un evento sismico accada e non si può neppure sapere dove e quando accadrà. Chi poteva prendersi la responsabilità di una decisione del genere, ovvero di evacuare mezza regione Abruzzo interessata dallo sciame sismico?..... Per quanto tempo?.....E sulla base di cosa? Su previsioni di questo genere (vedi quarta risposta, l'articolo era stato anche riportato sul quotidiano "Il Capoluogo d'Abruzzo", ma attualmente non è disponibile in quanto l'archivio del giornale è in ristrutturazione). Si immagina se veniva evacuata Sulmona e gli abitanti venivano trasferiti a L'Aquila......?????

Vede Sig. Procuratore, le condizioni necessarie e sufficienti per determinare scientificamente un precursore sismico sono:
  • l'osservabilità dell'evento
  • la determinazione quantitativa dell'evento
  • la determinazione delle correlazioni causali con il terremoto
  • la costruzione di un modello fisico-matematico che spieghi l'evento, che ne permetta la discriminazione, la localizzazione spazio-temporale e che permetta a chi segue la stessa procedura il raggiungimento degli stessi risultati.
I fenomeni indotti da rocce sotto stress tettonico come emissioni di gas radon, perturbazioni del campo elettromagnetico, sciami sismici ecc sono solo indizi che non permettono una predizione esatta del fenomeno.
Senza un precursore sismico non è possibile quindi discriminare ne il luogo preciso ne l'ora in cui avverrà un terremoto.
L'unica cosa da fare è sfruttare al massimo le conoscenze che abbiamo a disposizione. Siamo infatti a conoscenza:
  1. di quali sono i paesi e le citta a rischio sismico,
  2. della massima intensità sismica attesa su una certa area,
Basterebbe quindi fare prevenzione per limitare i danni di un sisma mediante la messa in sicurezza degli edifici o la costruzione secondo severi criteri antisismici. In Giappone e in California, un terremoto di intensità pari a quello Aquilano, non avrebbe fatto vittime e avrebbe creato danni decisamente minori.

A L'Aquila, in un'area ad elevato rischio sismico, "il palazzo del Governo" ovvero la Prefettura e l'ospedale, due edifici che in gergo vengono definiti "strategici" ovvero che in caso di calamità devono funzionare per coordinamento e soccorso, sono stati resi inagibili dal sisma.



In una città con un tale Rischio Sismico è inammissibile che
  • edifici relativamente nuovi siano crollati,
  • la prefettura sia crollata,
  • l'ospedale (inaugurato nel 2000) sia stato reso inagibile.
  • non esistesse un Ufficio di Protezione Civile,
  • non esistesse un piano di emergenza provinciale (obbligatorio per legge dal 1989, personalmente ho partecipato alla redazione di quello per la Provincia di Udine),
Mi chiedo poi, perchè gli edifici strategici non sono stati messi in sicurezza con azioni di consolidamento?
E la magistratura che fa.......?? C'è un evidente problema di mancata prevenzione ed invece di indagare sugli amministratori, che non hanno ottemperato alle leggi vigenti, si indaga sulla mancata previsione!!

Previsione.........dare l'allarme.... che belle parole..... Per trovare un precursore sismico, ci vuole la ricerca...... ma senza finanziamenti alla ricerca, senza ricercatori (o con ricercatori con contratto co.co.pro a tempo determinato, pagati due lire, senza certezze per il futuro che magari devono andare sui tetti per farsi sentire) che ricerca si può fare........ Dovrebbero essere indagati anche tutti i governi che tagliano indiscriminatamente risorse alla ricerca..... o no?

martedì 15 giugno 2010

A noi Hubble ci fa un baffo

Torno a parlare del mio lavoro, anche se con quel che racconto qui io c'entro relativamente poco.

Una settimana fa è entrato ufficialmente in funzione il primo grosso sistema di ottica adattiva sviluppato nel mio osservatorio. Cos'è, in parole povere?

I telescopi da terra guardano le stelle attraverso l'atmosfera. Che è sì trasparente, ma tremula da matti, difatti le stelle, come san tutti, scintillano. In termini pratici, questo limita la massima risoluzione che si può ottenere (in parole povere l'ingrandimento) a mezzo secondo d'arco, cioè 2,5 mm a 1 km di distanza. Questo piazzando i telescopi nei siti dove l'aria è meno turbolenta, in alta montagna, in totale 4 o 5 posti al mondo(1). Anche con i migliori telescopi, quindi, non possiamo distinguere dettagli più fini.

Si può far di meglio andando nello spazio, e difatti Hubble arriva a distinguere dettagli di circa 1/10-1/20 di secondo d'arco, regalandoci quelle immagini dettagliatissime che conosciamo.

Ma da una quindicina d'anni si tenta una strada diversa. Se misuro la turbolenza atmosferica, e deformo uno specchio in modo opportuno, posso correggere le distorsioni mentre avvengono, e riottenere immagini nitide come se l'atmosfera non esistesse. Facile a dirsi, difficile a farsi, occorre costruire uno specchio di 90 cm di diametro, spesso poco più di un millimetro, montarlo (2) su centinaia di piccoli altoparlanti che 2000 volte a secondo lo piegano per seguire anche le più minuscole e veloci fluttuazioni dell'aria davanti al telescopio . E naturalmente misurare queste variazioni, in modo da calcolare, in meno di un millesimo di secondo, la corretta posizione di ciascun altoparlantino.


Lo specchio flessibile viene calato sopra i 672 attuatori che lo deformeranno per correggere la turbolenza atmosferica


Dietro il tutto c'è il lavoro di decine di persone, di tecnici che hanno avuto idee geniali, e abilità anche manuali praticamente uniche. Il cuore del sensore, al esempio, è una piramide di vetro in cui le facce convergono nel vertice con una precisione assoluta. La Zeiss ha tentato alcune volte di produrre questo oggetto, e alla fine ci ha rinunciato, e l'unica persona al mondo che oggi sa costruirle è un tecnico in pensione. Fortunatamente con ancora voglia di lavorare.

I risultati sono visibili in un comunicato stampa dell'INAF, assieme ad un po' di immagini. Una particolarmente bella riprede il centro di un ammasso globulare, una micro-galassia satellite della Via Lattea.
Il centro dell'ammasso globulare M92 nel vicino infrarosso. A sinistra ripreso da Hubble, a destra dal telescopio LBT con il sistema di ottica adattiva.

Hubble ha una risoluzione nel vicino infrarosso di circa 0,12 secondi d'arco, mentre il dettaglio ottenuto dal nuovo sistema è di 0,04 secondi d'arco, vale a dire circa 2 decimi di millimetro a un chilometro di distanza. E la differenza si vede(3). E questo ad un costo che è una frazione minuscola di quanto costi un telescopio spaziale.

A proposito di costi, quanto tutto questo costa allo Stato italiano? Sembra strano, ma ci guadagnerà pure un bel po'. Infatti sono già prenotati altri 5 sistemi simili per altri telescopi, che verranno finanziati dai rispettivi stati o enti. Si tratta di commesse industriali per circa 10 volte il costo sostenuto dal ministero della ricerca scientifica per finanziare il progetto. Solo con l'IVA quindi si incasserà il doppio della spesa. Commesse industriali significano stipendi, lavoro, in un momento di recessione è una manna dal cielo, e probabilmente altre tasse che finiranno nelle casse dello Stato. Sempreché il tecnico non si stufi di costruire piramidi precise ad una frazione di micron, visto che una persona che impari da lui non la si può assumere.

Note:
1) Di solito va peggio, a Firenze difficilmente si scende sotto i CINQUE secondi d'arco.
2) Naturalmente senza romperlo, e non è banale. Abbiamo una lunga scorta di anni di guai, ad Arcetri
3) Ocorre dire che Hubble funziona meglio con la luce visibile, dove l'ottica adattiva è ancora da perfezionare, per cui non andrà ancora in pensione.

giovedì 10 giugno 2010

Arcobaleni

(Ho corretto qualcosa grazie ai commenti. Le correzioni sono in verde)
Sullo stesso tema, vedi il blog di Paolo Attivissimo

Poche cose sono più belle di un arcobaleno, o anche della rifrazione colorata in una goccia di rugiada. E da quando ho avuto in mano una canna per innaffiare ho scoperto che si possono creare bellissimi arcobaleni spruzzando l'acqua in direzione opposta al Sole. Come quello qui sotto, prodotto da un grosso irrigatore. Un ottimo sito in cui si spiegano in dettaglio tutti i tipi di aloni, arcobaleni, ecc., che sono davvero tanti, è Atmospheric Optics (grazie, Markogts).


Ma non tutti sono d'accordo. Una tizia americana ha scoperto di recente che il suo irrigatore da giardino creava arcobaleni, ed ha messo il tutto su youtube, con commenti tipo "cosa diavolo mettono nell'acqua dell'acquedotto, da creare arcobaleni all'altezza del suolo, 20 anni fa non succedeva, non è naturale".

Anche qui in Italia evidentemente c'è qualcuno con le idee confuse. In un articolo sul suo blog Pepe Ramone, un redattore di Controradio parla dell'avvistamento di UFO su Firenze nel 1954, contestando l'idea che si trattasse di chaff (lanugine radar-riflettente usata in esercitazioni militari). Non voglio parlare di quello, c'è chi ne sa molto più di me, ma delle foto che corredano l'articolo, e che ritraggono alcuni arcobaleni avvistati dalla sede della radio (Scandicci non c'entra). Come quello qui sotto (Ramone mi fa notare che sono due, uno esterno più debole che non avevo notato).


Secondo Ramone si tratta di "riflessi anomali". Che sia anche questo chaff? In fondo in alcune foto si vedono delle brevi scie di condensa (non persistenti, che si formano sempre se fa abbastanza freddo in quota), per i sostenitori della teoria delle scie chimiche segno evidente di irrorazioni clandestine. Boh, innanzitutto nel 1954 nessuno ha visto arcobaleni ma oggetti biancastri grossomodo sferici, e poi il chaff non crea arcobaleni.

Il meglio arriva in un commento di Rosario Marcianò. in arte Straker, che sostiene che l'acqua non può creare iridescenze. Solo particelle di alluminio possono farlo, per interferenza. Insomma, la tesi della signora dell'irrigatore.

Sfido chiunque a creare un arcobaleno spruzzando polvere di alluminio. L'alluminio è opaco, e quindi la luce non la può diffrangere come un prisma. È possibile creare un arcobaleno con particelle opache sfruttando il fenomeno dell'interferenza, ma devi mettere le particelle a distanza regolare, con una spaziatura di circa un millesimo di millimetro. Quel che succede con la metallizzazione di un CD, per intendersi. Se le particelle le spargi in aria, e di sicuro non una ogni micron su decine di metri di distanza, l'interferenza va a farsi benedire.

Una goccia d'acqua od un cristallo di ghiaccio sono invece trasparenti, e possono fare da prisma, basta alzare gli occhi al cielo dopo un temporale per verificarlo. Quindi se quelle iridescenze dimostrano qualcosa è proprio che lì c'è acqua e non alluminio, bario, chaff o chissà cosa. Ed è pure possibile fare misure quantitative, come dice in un commento Markogts, fare spettroscopia per poveri. Ma occorre studiare bene, prima.

Aggiunta. Mi piacerebbe avere il parere di un meteorologo, ma ho la netta impressione che l'arcobaleno dell'ultima foto non si formi all'altezza delle velature, ma più in basso, dove in quel momento era presente pioggia. La pioggia, se non è tanta, non si vede, ma può formare un arcobaleno se è a 42 gradi dal punto opposto al Sole. Le gocce d'acqua o i cristalli di ghiaccio delle nubi, o gli ipotetici aerosol delle scie chimiche, sono troppo piccoli per farlo.

Mi fan notare che l'arcobaleno è rovesciato e il centro è alto in cielo. Non si tratta quindi di acqua, ma di grossi cristalli di ghiaccio, che producono un alone colorato di rosso al centro, a 22 gradi dal Sole. Quello più debole, basso e parallelo all'orizzonte direi che è un arco come questo, a 44 gradi,
che si vede solo d'estate.