sabato 26 novembre 2011

Sardegna e telescopi

Sono di ritorno da qualche giorno passato a Cagliari. Ho scansato per poco qualche alluvione, e beccato pure un giorno di sole. E scattato qualche foto ai fenicotteri che in teoria dovrebbero essere migrati tutti in centrafrica, ma evidentemente anche tra loro c'è chi creduto agli scienziati che si inventano il riscaldamento globale.


Ero lì per dare una mano a costruire la strumentazione per il nuovo radiotelescopio, che dovrebbe essere consegnato dalla ditta costruttrice proprio in questi giorni. E naturalmente non mi sono lasciato scappare l'occasione per visitare il sito (qui su googlemaps).

Dopo un'oretta scarsa di viaggio la strada fa una curva, e spunta questo:


Sullo sfondo un parco di generatori eolici che meriterebbe un post a parte, ma che purtroppo a noi astronomi dà abbastanza noia: effetto corona, megawatt di elettronica switching, insomma non esattamente un ambiente "silenzioso" per le onde radio. Ma ci si adatta.


È difficile percepire le dimensioni reali dell'oggetto, anche dal vero. Un'idea la può dare la scaletta sula destra, ogni rampa è alta 4 metri, un bel piano di una casa, e ce ne vogliono 7 per arrivare all'asse su cui ruota la grande parabola, di 64 metri di diametro. La cabina al centro della base, che ospita le cabine elettriche dei motori (qui sotto un particolare del PLC che li controlla, speriamo non passi Stuxnet), è più grande dell'appartamento in cui vivo.


Visto che c'è qualche minuto prima che comincino i test mi lasciano salire fino all'asse di elevazione. Da lì il panorama è bello, nonostante il cantiere.


E infine una foto ricordo


Circa 2 anni fa un articolo di Repubblica parlava di questo telescopio in una serie di servizi sui grandi sprechi italiani. Perché il rischio, molto concreto, è che non si riuscirà ad utilizzarlo, la ricerca in Italia fa fatica a far quadrare i bilanci e una volta pagati gli stipendi dei ricercatori non resta granché per far funzionare i telescopi. Ma non perché gli stipendi siano eccessivi o perché si sia assunta troppa gente, come suggeriva quell'articolo, anzi, non si riesce a rimpiazzare chi va in pensione o rinnovare i contratti ai tanti precari. L'assegnista che lavorava allo strumento di cui parlavo nel post di 2 anni fa ha interrotto l'ottimo lavoro che stava facendo, non rientrava nelle spese e soprattutto far la pendolare dalla Sicilia ad Arcetri non le permetteva di seguire la figlia. La ricercatrice che lavora ora con me su strumenti come questo mi ha annunciato che getta la spugna, finito il suo contratto torna al paese. Magari resterà disoccupata, ma almeno non avrà le spese di vivere fuori casa.

1 commento:

kurdt ha detto...

Quel telescopio sta vicinissimo al mio paese, una decina di Km. Oramai vivo all'estero da molto, ma ogni volta che torno a casa lo vedo, ogni volta un po' più avanti con i lavori.

Sempre stagliato contro la natura selvaggia e un intorno di paesi assolutamente "paleolitici".

La prossima volta che torno vorrei passare a visitarlo, come si fa? :)