venerdì 8 aprile 2011

Centoundici


111 è un bel numero tondo, ed è anche il prezzo medio del barile di petrolio di oggi, in dollari. Abbiamo visto di peggio, tre anni fa siamo arrivati a 145, ma quei prezzi han dato all'economia mondiale la botta che ha innescato la crisi che viviamo oggi. E i consumi petroliferi dei paesi occidentali sono crollati quel tanto che bastava a far scendere i prezzi. Poi i paesi emergenti (Cina in testa) han assorbito la produzione, l'economia ha ripreso timidamente a girare, e siamo daccapo.

I primi risultati li vediamo alla pompa (io no, visto che l'ultimo pieno l'ho fatto a Natale), con la benzina attorno a 1,58 euro al litro. Tra poco supererà 1,60, visto che il prezzo del petrolio ci mette un po' ad arrivare alla pompa. Qualche centinaio di euro a famiglia, alla fine dell'anno. Ma i problemi veri riguardano i trasporti, l'energia elettrica (per sgomberare il campo da illusioni, l'uranio basta fino al 2050), le materie plastiche... Tutto è petrolio, anche il cibo che mangiamo.

Leggendo i commenti si trovano le solite cose: la speculazione, la crisi libica, la debolezza del dollaro, e il solito grande assente, il picco di produzione del petrolio. Non si riesce ad immaginare che il petrolio sia davvero una risorsa finita, che non se ne riesce ad estrarre di più di così, che sono decenni che scopriamo molto meno petrolio di quello che estraiamo, che i vecchi giacimenti si esauriscono e quelli nuovi riescono a malapena a compensare (per ora), che se un paese cala la produzione di una frazione di percento gli altri non possono aumentarla. E la legge della domanda e dell'offerta fa il suo dovere, il prezzo che sale è il modo con cui il mercato ci avvisa che di qualcosa non ce n'è abbastanza per tutti, occorre ridurre i consumi.

Forse è più istruttivo vedere l'andamento dei prezzi in euro, visto che noi lo paghiamo così. Siamo ad 80 euro a barile, non distanti dai 92 del massimo storico di 3 anni fa. Vediamo anche che la crescita non è qualcosa di ora, dopo il crollo della domanda dovuto alla crisi del 2009 il prezzo ha continuato a crescere in modo costante, e ha tutta l'aria di voler continuare a farlo.

Non ho idea di cosa succederà. 3 anni fa pensavo che i prezzi sarebbero saliti per un pezzo, e ho sbagliato clamorosamente. Ci aspetta un'altra crisi, quando non abbiamo neppure cominciati ad uscire dalla precedente? O stavolta arriverà a prezzi ancora più alti? In entrambi i casi non sarà rosea.

Benvenuti nel post-picco

Finanza creativa

Ho raccontato di come funzioni oggi la ricerca in Italia. Buona parte del mio tempo passa nell'inventare modi creativi per convivere con leggi che ti rendono impossibile lavorare. Ad esempio a settembre ci sarà a Roma un congresso di una settimana. In teoria non potrei andarci, perché la spesa (circa 700 euro tra viaggi, vitto e iscrizione) supera il tetto di spese per viaggi del mio istituto. Non ho ancora trovato un metodo per andarci lo stesso, visto che si preannuncia molto interessante. Temo dovrò rinunciarvi.

Ma c'è di peggio. Sono attualmente responsabile di un progetto, finanziato dalla Comunità Europea per 86 mila euro, per realizzare uno strumento astronomico e non posso spendere questi soldi per quasi nulla, incluso:
- il software che utilizzo per progettarla, concesso in licenza annuale
- la scheda di rete (circa 1000 euro) che collega questo strumento ad un PC

Infatti entrambi questi componenti vanno acquistati all'estero, e mentre le ditte italiane accettano di firmare il "documento di tracciabilità finanziaria"(1), pur sapendo che è quasi impossibile ottemperare a tutte le sue clausole (tanto nessuno controllerà), una ditta tedesca non lo farà mai. E senza quel documento niente ordine.

Ci si arrangia come si può, all'italiana, con la solita "finanza creativa". Il modo più semplice è trovare una ditta a cui si passa l'elenco delle cose da ordinare. Questa le compera dalla ditta vera, e ce le rivende corredate di tutti i moduli A38 necessari. Facendo in pratica solo quello riesce a sbrigare correttamente le pratiche borboniche richieste dalla legge italiana, e chiaramente si fa pagare per il lavoro. Tutto trasparente, semplice, e costoso, difatti è un fiorire di queste ditte.

Un altro sistema si applica quando hai un progetto internazionale. Fai acquistare quel che ti serve dai tuoi partner tedeschi, che non hanno tante beghe, e te lo fai spedire. Ovviamente nella ripartizione dei fondi i partner tedeschi riceveranno più soldi, e l'IVA verrà pagata in Germania, non in Italia (soldi in meno per l'erario).

Ma per alcune cose, non ci sono scappatoie. Ad esempio in biblioteca non riescono a rinnovare l'abbonamento alle principali riviste astronomiche, perché serve quel dannato documento, e non si può addebitarlo al Max-Planck-Institut per poi farci girare qui la rivista, o fare un abbonamento on-line in Germania per un dominio di computer in Italia.

Aggiornamento

La ditta della scheda di rete mi ha scritto che mi firmano il documento, ma non possono riportare il CIG sulla fattura ai fornitori, per il banale fatto che la scheda l'hanno già comprata, ne hanno qualche centinaio in magazzino. E quando le finiranno quella sarà obsoleta, per cui ne compreranno un'altra.

In amministrazione mi han detto di non preoccuparmi, è materialmente impossibile tracciare flussi finanziari basandosi su un numerino scritto sulla causale di un bonifico, che non risulta da nessuna parte. Nell'eventualità io sia indagato per riciclaggio di denaro mafioso, il povero investigatore dovrebbe prendere tutti i bonifici, andare a rintracciare il conto bancario del venditore di schede, e spulciarsi a mano tutti i bonifici fatti da lui.

Ma chi è che scrive le leggi in Italia?

Note:

(1) Le spiegazioni sugli obblighi della ditta sono fumosissime, ma l'interpretazione corrente dice che questa debba comunicarci tutti i conti correnti bancari che usa, e indicare un numerino (CIG), specificato da noi, in tutti i suoi pagamenti con cui acquista a sua volta i beni o paga i dipendenti coinvolti. Immaginate una cartoleria da cui 100 istituti acquistino matite, quaderni, pennarelli. Deve indicare, nella causale del bonifico con cui paga i fornitori di matite, tutti i CIG relativi a tutte le vendite di matite fatte nel periodo, e smistare correttamente i CIG di ciascun ordine sui fornitori coinvolti. Forse avete un'idea della demenzialità della cosa.