giovedì 28 giugno 2012

Innaffiare a microonde

In rete si trova di tutto sulla pericolosità dei forni a microonde. Sarebbero stati inventati dai nazisti, e farebbero di tutto e di più al cibo. Incluso "denaturare le proteine" (che in italiano si traduce con "cuocere").

Ma questa mi era sfuggita. Circola in rete, soprattutto per e-mail, un "esperimento" in cui una signora ha innaffiato per 10 giorni due piantine, rispettivamente con acqua bollita in un bollitore e in un microonde. Ho ripescato l'originale in rete, e riporto la foto finale dell'esperimento.
 
Insomma, peggio del diserbante.  Il post originale è molto scarno, si limita a descrivere l'esperimento, ma nei testi delle mail si aggiungono particolari, nelle migliori tradizioni delle leggende metropolitane, come studi scientifico, o che l'esperimento sarebbe stato ripetuto con successo dal solito cugino. Il microonde avrebbe alterato "l'energia" dell'acqua, e il cibo cotto con il microonde diverrebbe un potente veleno, che le cellule dell'organismo non san riconoscere e combattere.

La cosa mi ha incuriosito. L'esperimento è semplicissimo, e ci si mette poco a ripeterlo. Ma una ricerca su google per "microwave water plants" ritrova sempre il solito racconto e le stesse foto, e dove sono possibili commenti la gente si scanna tra chi dice "prova anche tu per vedere che è vero" e chi "prova per vedere che è falso", ma non sono molti a provare davvero. Qualcuno però lo ha fatto, con sempre il solito risultato: nessuna differenza tra le due piante.

Qualcuno ha fatto di meglio.  Ho trovato in questo blog una ripetizione dell'esperimento, con tre esemplari per ciascuna di tre piante diverse, innaffiati con acqua normale, bollita a gas, e bollita a microonde. Ancora, nessuna differenza. Un intero blog è stato dedicato a numerosi esperimenti con acqua a microonde, ancora senza nessuna differenza rispetto ad acqua bollita o di rubinetto. Sono arrivato in ritardo, ma toccare con mano è sempre meglio che cercare in rete.

Ovviamente saranno tutti pagati dalla potente lobby dei forni a microonde, per cui ho voluto provare anch'io. Ho preso due piantine di rosmarino (il 16 giugno) e le ho piantate in due vasetti identici, messi sul balcone. Di questa stagione non ho particolare voglia di bollire acqua, per cui il controllo l'ho fatto solo con normale acqua di rubinetto. L'acqua è stata conservata in due bottiglie di PET identiche, tenute sempre accanto.

qui le piante sono riprese al terzo giorno di innaffiatura

quinto giorno

Settimo giorno
Dodicesimo giorno
Direi che non si nota nessuna differenza.

Insomma, direi che la cosa si può tranquillamente classificare come bufala. Credo che l'esperimento originale sia stato fatto, e semplicemente una della due piante non ha attecchito, o forse la plastica della tazza in cui è stata bollita l'acqua ha rilasciato qualcosa, ma le microonde non c'entrano nulla. Se non ci credete, provate anche voi. Cosa che nessuno di quelli che mi ha passato la mail ha pensato di fare.

Concludendo. Questa prova, come i due esperimenti citati sopra, non farà fare una piega ai "credenti". Una singola prova a favore delle tue convinzioni diventa la prova, mille prove contrarie non ti convinceranno, occorre provare più a lungo, con piante differenti, eccetera. Pazienza, io continuo ad usare il microonde, con un po' più di tranquillità.

venerdì 22 giugno 2012

Burocrazia

Le scuole italiane, lo sappiamo tutti, sopravvivono grazie alla buona volontà di genitori ed insegnanti che, spesso "frugandosi le tasche", forniscono libri per le biblioteche, computer un po' vecchi ma ancora funzionanti, registratori e lettori di CD per le lezioni di musica, talvolta pure mobili... Materiale che può essere regalato, ma che spesso è solo imprestato, portato da casa quando serve.

Bene, da oggi non è più possibile. Tutto il materiale utilizzato a scuola deve essere regolarmente inventariato, e corredato di manuali. Quindi niente più prestiti, se proprio vuoi puoi donare il bene alla scuola, con tanto di burocrazia, firme, code in segreteria. Ovviamente il dono è definitivo, alla fine dell'anno scolastico, o del ciclo, quel registratore resterà lì. E non è più neppure della classe, diventa della scuola che ne disporrà come meglio crede.

Il caso di un computer è particolarmente complicato. Spesso si tratta di vecchie macchine, dismesse da un ufficio o da un laboratorio, e ringiovanite usando sistemi operativi open source. Ottime per imparare ad usare un programma di videoscrittura, o un foglio di calcolo, o per guardare le foto della gita scolastica o un documentario in MPG. Esistono poi distribuzioni di Linux, come Edubuntu, pensate proprio per i primi anni di scuola. Un manuale o un "certificato di autenticità" del software proprio non esiste. E quindi o si trova un burocrate comprensivo, o quei computer finiranno in discarica.




martedì 12 giugno 2012

Neutroni contromano

Aggiornamento (13/6):

L'articolo che ho scritto viene richiamato nel bel blog
Ocasapiens, su Repubblica. Ed è stato tradotto in italiano, per chi ha problemi con l'inglese.
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Da una settimana mi sono messo a guardare un po' più a fondo la questione delle presunte reazioni piezonucleari.

Per chi non ne sa nulla, riassumo in breve. Due scienziati italiani, Carpinteri e Cardone, sostengono di aver prodotto reazioni nucleari, in grossa quantità, in un blocco di granito semplicemente mettendolo sotto una pressa. Prova della cosa sarebbe l'emissione di neutroni e alcune misure di composizione chimica, che evidenzierebbero una trasformazione di atomi di ferro in alluminio. Grazie a questo fenomeno, secondo loro, sarebbero anche in grado di trattare e rendere innocue le scorie radioattive, e ad una ditta che usa le loro idee sarebbero difatti state affidate le scorie italiane, da trattare a caro prezzo.


Non sono a livello dei quattro Nobel che han sottoscritto l'appello contro queste ricerche, ma cerco di dare il mio modesto contributo, con un articolo, apparso oggi su Arxiv, in cui faccio qualche calcolo sulle misure fatte dai due scienziati.

La cosa che immediatamente mi ha fatto saltare sulla sedia, è che queste reazioni, se avvenissero veramente, richiederebbero una quantità di energia spaventosa. Si tratta di trasformare il ferro, uno dei nuclei in assoluto più stabili, in alluminio, e per farlo ci vogliono ben 42,35 MeV. Un'energia enorme, 10 milioni di volte quella di una tipica reazione chimica, energia che dobbiamo dare noi a quei nuclei, per romperli. In pratica, per riuscire a trasmutare tutti gli atomi di ferro che, secondo le misure chimiche fatte da Carpinteri e Cardone, si sarebbero trasformati in allumino servirebbero alcune centinaia di Joule, praticamente tutta l'energia fornita dalla pressa, circa 360 J. Ma quell'energia è stata usata per rompere quel blocco, non ne avanzerebbe, e comunque non ci arriva proprio, sui nuclei di quegli atomi. Inoltre secondo gli autori questa reazione produrrebbe energia, anzi, molta più energia di quella fornita dalle normali reazioni nucleari. Insomma, non abbiamo neutrini che violano limiti di velocità, ma neutroni che vanno nella direzione sbagliata, contromano, prendendo energia da una reazione che invece dovrebbe assorbirne.


Se le reazioni piezonucleari esistessero, quel blocco avrebbe prodotto, fratturandosi, qualcosa come cento milioni di milioni di neutroni. Roba da nocciolo della centrale di Chernobyl, ma i nostri impavidi sperimentatori non hanno fatto la fine dei pompieri dell'incendio atomico, godono ancora (e gli auguro per lungo tempo) di buona salute. Gli scalpellini nelle cave di granito soffrono di molte malattie professionali, ma l'avvelenamento da neutroni non è tra queste. E l'esperimento di frattura del blocco di granito è stato di recente presentato, in diretta, davanti ad un folto pubblico, i presenti entusiasti di vedere i neutroni, ma nessuno colto da improvviso malore e conati di vomito. Uno può pensare di essere baciato dalla fortuna (o dalla Divina provvidenza): i neutroni verrebbero emessi in direzioni precise, anche se sconosciute; ma tentare la Provvidenza sperando che queste direzioni non includano la platea è peccato grave. Preferisco pensare che gli sperimentatori sapessero che i rischi non esistevano: i neutrini non vanno più veloci della luce e i neutroni rispettano i sensi unici.

Ma torno alle misure. Uno può avere una teoria strampalata, ma una misura è una misura, ed i nostri han misurato qualche decina di neutroni. Non i milioni di milioni, ma qualche decina sono comunque un fenomeno. Per cominciare ho provato a sentire cosa ne dicevano dei colleghi nuclearisti, e ho scoperto ad esempio che quei rivelatori sono microfonici. Insomma, se lì vicino un blocco di roccia cede di schianto, potrebbero aversene a male, e protestare segnalando dei neutroni che in realtà non esistono.

Ma ho scoperto altre cose molto interessanti, e che ho raccolto nell'articolo tecnico di cui accenno all'inizio. Non solo quei neutroni van contromano, ma arrivano in numeri non interi. Nei primi due blocchi di granito, infatti, si osservano rispettivamente 17 e 16,3 neutroni. Sì proprio 16 virgola tre, né 16 né 17. Anche i neutroni "di fondo" (quelli, dovuti alla radioattività naturale, che vedono nella mezz'oretta in cui il blocco veniva lentamente schiacciato prima di rompersi), che vengono contati ad intervalli di 60 secondi, hanno questa curiosa proprietà, come potete vedere dal grafico qui sotto: in un minuto ne arrivano 1,8 poi 2,7 e non ad esempio 2 o 3.

Il problema viene apparentemente risolto in una seconda serie di misure. Ora i neutroni contati sono sempre un numero intero: 1, 2, massimo 5 (mai zero, molto improbabile), e poi 18 quando il blocco si rompe. Ma c'è un altro elemento curioso: i neutroni sono sempre contati ad intervalli di un minuto, ma di queste misure, in una prova durata 6 minuti, sono riusciti a farne ben 23! No, non hanno accorciato il tempo di misura senza dirlo, altrimenti i neutroni sarebbero di nuovo frazionari. Sono proprio riusciti a fare 23 misure, ciascuna lunga un minuto, in soli 6 minuti. Probabilmente sono riusciti a scoprire il flusso canalizzatore, ma ce lo racconteranno nei prossimi articoli.